Teleriscaldamento

Cos'è il teleriscaldamento

Il teleriscaldamento è una forma di riscaldamento (di abitazioni, scuole, ospedali) che consiste essenzialmente nella distribuzione, attraverso una rete di tubazioni isolate e interrate, di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore (detti fluido termovettore), proveniente da una grossa centrale di produzione, alle abitazioni con successivo ritorno dell’acqua raffreddata alla stessa centrale. L’acqua calda viene distribuita alla temperatura di 80°-90° C in tubazioni e condutture di diametro maggiore rispetto a quelle ordinarie. Un impianto di teleriscaldamento consente di ridurre le problematiche relative alla posa delle tubazioni e alle dilatazioni termiche delle stesse. Le centrali di produzione possono sfruttare diversi combustibili per produrre il calore necessario: sia quelli tradizionali quali gas naturale, oli combustibili e carbone che fonti alternative utilizzate per la produzione di calore: biomassa, geotermico o anche rifiuti.

La produzione di calore può essere anche associata a quella di energia elettrica: si parla in questo caso di cogenerazione. A destinazione il fluido termovettore riscalda, attraverso uno scambiatore di calore acqua-acqua, il fluido dell’impianto di riscaldamento dell’abitazione. Lo scambiatore, che in pratica sostituisce la caldaia, può produrre anche acqua di uso sanitario.

In quanto impianto centralizzato di enormi dimensioni, la centrale di teleriscaldamento è molto più efficiente di qualunque caldaia condominiale: non solo per le tecnologie più avanzate di cui fa uso, ma anche perché, mentre una caldaia piccola si spegne e riaccende in continuazione man mano che la casa si riscalda e poi raffredda, in una caldaia più grande tutte queste oscillazioni della domanda si compensano a vicenda permettendole di funzionare continuamente alla stessa potenza, il che aumenta di molto l’efficienza.

Inoltre, un grande impianto anche dal punto di vista delle emissioni inquinanti è controllato molto di più di qualsiasi caldaia privata (in Ticino si stima che nel periodo invernale gli impianti di riscaldamento siano l’origine della metà delle polveri sottili emesse). La distanza dei luoghi scaldati rispetto alla centrale, oltre un certo limite di alcuni chilometri, comporta delle dispersioni di calore durante il tragitto, che non rendono più conveniente il teleriscaldamento dal punto di vista economico e termodinamico. In una configurazione tipica le dispersioni di calore ammontano a circa il 15% del calore immesso nella rete. All’aumentare della distanza si possono rendere necessarie anche delle stazioni intermedie che aumentano la pressione e la temperatura dell’acqua.

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Ottimizzazione spazi, eliminando
cisterne e caldaie

Minori emissioni nell'ambiente, produzione efficiente e centralizzata

Minori costi di gestione, revisioni e controlli
a carico di AEE

Com'è fatto un impianto di teleriscaldamento?

Il teleriscaldamento è una forma di riscaldamento (di abitazioni, scuole, ospedali) che consiste essenzialmente nella distribuzione, attraverso una rete di tubazioni isolate e interrate, di acqua calda, acqua surriscaldata o vapore (detti fluido termovettore), proveniente da una grossa centrale di produzione, alle abitazioni con successivo ritorno dell’acqua raffreddata alla stessa centrale. L’acqua calda viene distribuita alla temperatura di 80°-90° C in tubazioni e condutture di diametro maggiore rispetto a quelle ordinarie. Un impianto di teleriscaldamento consente di ridurre le problematiche relative alla posa delle tubazioni e alle dilatazioni termiche delle stesse. Le centrali di produzione possono sfruttare diversi combustibili per produrre il calore necessario: sia quelli tradizionali quali gas naturale, oli combustibili e carbone che fonti alternative utilizzate per la produzione di calore: biomassa, geotermico o anche rifiuti.

La produzione di calore può essere anche associata a quella di energia elettrica: si parla in questo caso di cogenerazione. A destinazione il fluido termovettore riscalda, attraverso uno scambiatore di calore acqua-acqua, il fluido dell’impianto di riscaldamento dell’abitazione. Lo scambiatore, che in pratica sostituisce la caldaia, può produrre anche acqua di uso sanitario.

In quanto impianto centralizzato di enormi dimensioni, la centrale di teleriscaldamento è molto più efficiente di qualunque caldaia condominiale: non solo per le tecnologie più avanzate di cui fa uso, ma anche perché, mentre una caldaia piccola si spegne e riaccende in continuazione man mano che la casa si riscalda e poi raffredda, in una caldaia più grande tutte queste oscillazioni della domanda si compensano a vicenda permettendole di funzionare continuamente alla stessa potenza, il che aumenta di molto l’efficienza.

Inoltre, un grande impianto anche dal punto di vista delle emissioni inquinanti è controllato molto di più di qualsiasi caldaia privata (in Ticino si stima che nel periodo invernale gli impianti di riscaldamento siano l’origine della metà delle polveri sottili emesse). La distanza dei luoghi scaldati rispetto alla centrale, oltre un certo limite di alcuni chilometri, comporta delle dispersioni di calore durante il tragitto, che non rendono più conveniente il teleriscaldamento dal punto di vista economico e termodinamico. In una configurazione tipica le dispersioni di calore ammontano a circa il 15% del calore immesso nella rete. All’aumentare della distanza si possono rendere necessarie anche delle stazioni intermedie che aumentano la pressione e la temperatura dell’acqua.